Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno è la storia della famiglia Cunningham, in cui ogni componente ha in saccoccia la sua bella dose di peccati e che si ritrova per una réunion al gran completo in uno chalet ad alta quota tra le montagne australiane, in occasione dell’uscita di galera di Michael, fratello del protagonista e narratore in prima persona, Ernest, autore di manuali per scrittori di gialli. E infatti da subito Ernest ci tiene a farci sapere che tutto quello che racconta rientra nelle regole del giallista perfetto, elencandone via via le caratteristiche. Gustoso escamotage che rende la lettura non solo appassionante, ma curiosa e divertentissima. Le prime pagine sono veramente carine, ma tutto il libro è costellato di questi “sfondamenti della quarta parete letteraria” che risultano anche un trucchetto intelligente per riassumere via via i fatti e i collegamenti, che non sono semplici.
... sono stato io stesso a creare l'’aspettativa di un morto in ogni sezione del libro, e fidatevi, non mentivo. Ho sempre pensato che in un giallo gli indizi siano più numerosi di quelli narrati. Dopotutto un libro è un oggetto fisico e può tradire segreti anche al di là della volontà dell’autore: la scansione interna, le pagine bianche, i titoli dei capitoli.
Il giallo è infatti costruito in modo molto articolato e complesso e i personaggi sono tanti.
Oltre a Ernest e Michael ci sono la madre dei due, Audrey e il suo compagno Marcelo, avvocato, che non è il padre dei due ragazzi, ma di Sofia, dottoressa sospesa dal lavoro; poi c’è Katherine, sorella del defunto padre di Michael ed Ernest, con il suo compagno un po’ “uomo medio” Andy; poi Lucy, ex moglie di Michael ed Erin attuale fidanzata di Michael e ancora moglie di Ernest. Esterni alla famiglia ci sono Juliette Henderson, proprietaria dell’albergo; e Darius Crawford, poliziotto che indaga sul cadavere detto Scarponi Verdi, trovato nella neve soffocato dalla cenere. Intanto infuria una tempesta. Questo il quadro. Fa molto Agatha Christie, no? Sì, e infatti non è un segreto che Stevenson abbia attinto a piene mani, a partire dall'’ambientazione à la Dieci piccoli indiani fino ad arrivare allo svelamento del mistero nella biblioteca con tanto di iconico camino. Tutto dichiarato, tutto costruito ad arte.
La scrittura è svelta, ritmata - molto stand-up style -, molto britannica, e alterna momenti classici di descrizioni ambientali e psicologiche a discorsi diretti al lettore, brillanti, con molte citazioni e allusioni (Cirano de Bergerac, Shakespeare...). Un libro intelligente, divertente, perfetto per passare ore leggere, ma piene di curiosità per un finale non scontato e in pieno gusto “giallo classico”.
A seguire, Stevenson ha scritto altri due romanzi, Tutti su questo treno sono sospetti (2023) e Tutti hanno dei segreti a Natale (2024). Da leggere, con molte aspettative, anche se mi hanno detto che non sono all’altezza del primo. Vedremo. Intanto godetevi questo, che consiglio di leggere quando si ha tempo leggero da passare con gradevolezza.
Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno, di Benjamin Stevenson, Feltrinelli, 2022, 377 pagine,. Traduzione di Elena Cantoni.