Com’è nata l’idea di Marsalotto? Mi descrive il progetto?
Dopo quarant’anni passati all’estero, dove avevo già lavorato in libreria e nel mondo dei libri, tornando in Italia avevo voglia di aprirne una che fosse un luogo accogliente dove persone, libri, idee potessero circolare liberamente e incontrarsi, ma non volevo che fosse un lavoro con degli obblighi e dei conti da rendere e volevo che il mio progetto fosse fuori mercato. Quindi, una volta arrivata a Bologna, due anni fa, ho cercato un locale adatto e il modo di procurarmi dei libri gratuitamente.
Dovete sapere che a Bologna in via Fondazza esiste una libreria che si chiama Libri Liberi, fondata da Anna Hilbe la quale negli anni Settanta aveva aperto la seconda libreria delle donne in Italia – la prima era a Milano – che portava il bellissimo nome di Librellula. Libri liberi è una libreria completamente gratuita. Le persone portano dei libri e ne possono prendere a loro piacimento. Questo concetto mi aveva sedotta e mi ha ovviamente ispirato, anche se, come vedremo, il Marsalotto funziona in modo diverso.
Per tornare alla genesi del Marsalotto, cercando dei libri gratuitamente, ho preso contatto con un’associazione bolognese che si chiama Equi-libristi. Equi-libristi nasce nel 2010 e si dà per missione di «dare una seconda vita ai libri» altrimenti condannati al macero. Più concretamente va a prendere i libri nelle case delle persone che per ragioni varie lo richiedono, e li ridistribuisce gratuitamente agli ospedali, nelle sagre di paese, in casette-contenitori di legno self service costruite da loro e sparse un po’ in tutta Bologna, e ancora con altri canali di ridistribuzione sempre all’insegna della gratuità. Inoltre ne dona a chi ne fa richiesta, per esempio per un locale pubblico o uno studio con sala d’attesa. Per autofinanziarsi – è costituita solo da volontari – partecipa ad alcuni mercati molto frequentati a Bologna (una volta al mese il Mercato Ritrovato del sabato mattina, per esempio). Fabrizio, il fondatore dell’associazione ha risposto alla mia mail con una telefonata durata quasi un’ora e conclusasi con una sua proposta: «Facciamo una joint-venture, noi abbiamo i libri, tu hai un locale in centro. Puoi venire e scegliere nel nostro deposito tutti i libri che vuoi, per i quali chiederai un’offerta libera eccetera». Abbiamo impiegato due o tre mesi per definire meglio come coniugare i nostri rispettivi progetti mantenendo ciascuno la propria indipendenza. La cosa che avevo, e ho, a cuore più di tutte è la selezione dei libri, cioè ho in testa un’idea chiara di quello che intendo o no avere in libreria da mettere in circolazione, e questo sia per quanto riguarda la narrativa che la saggistica. Non voglio avere tanti libri pur di averne, voglio avere certi libri. E finora ci sono riuscita, in gran parte grazie ai recuperi di Equi-libristi e in piccola parte adesso anche tramite contatti creatisi in libreria. Nasce così il Marsalotto Passalibro (Marsalotto perché in via Marsala, dove c’è già un ristorantino che si chiama Marsalino), libreria associativa, con libri di seconda mano, offerta libera (sulla quale ci sarebbe molto da dire perché il concetto non sempre va da sé, anzi. Ma sarà per un altro capitolo).
Com’è la piazza di Bologna e quali sono i clienti più assidui? C’è un giro di habitué?
Bologna è sicuramente tra le città culturalmente più vivaci in Italia grazie tra l’altro all’università. È una città che conta varie librerie indipendenti, che resistono come possono, ma resistono. C’è una larga proposta di gruppi di lettura, tematici e no, di incontri con autori, di presentazioni di libri. Insomma è una città che ancora un po’ pensa, che ancora legge. I miei clienti più assidui sono gli studenti, ma anche le persone giovani che sono già nel precariato del mercato del lavoro e che di conseguenza non hanno larghezza di mezzi. Va detto che la libreria è in pieno centro accanto alla zona universitaria.
Poi ci sono anche gli abitanti del quartiere. C’è molto passaparola, anche via i social. Il giro di habitué si sta formando, sono aperta soltanto da maggio scorso, grazie agli incontri che il Marsalotto propone e a un atelier di traduzione che avevo proposto (tra le mie attività lavorative c’è anche la traduzione letteraria) e che si è “perennizzato”. Si sta creando una rete di relazioni e di incontri intorno alle attività del Marsalotto che è molto importante per me tessere e intrecciare.
Direi che insieme alla lettura, lo scopo forse ancor più importante ai miei occhi, è lo stare insieme nella condivisione di contenuti che ci aiutino a pensare il mondo e a starci insieme il meno male possibile senza chiudere gli occhi su quello che ci circonda.
Il fatto di non avere all’interno una caffetteria o comunque un luogo di ristoro la danneggia?
Devo confessare che questa domanda mi sorprende. Il Marsalotto nasce come libreria, quello
è il ristoro qui. C’è un tempo per tutto.
Per me, il Marsalotto, deve potere anche essere, quando possibile, quello che il sociologo
tedesco Hartmut Rosa chiama «oasi di decelerazione». Per tornare ai momenti di condivisione di contenuti che ci aiutino a pensare il mondo, a sopportarlo meglio o anche solo a respirare in pace un attimo; capita che ci siano una o due persone in libreria ciascuna persa nei suoi scaffali di libri e che io sia seduta o in poltrona o su una sedia intenta a leggere. Poi, una delle persone presenti sceglie un libro o due da uno scaffale e viene a sedersi sul divano – ci sono vari angoli apposta dove sedersi – e siamo tre
tempo. Sono momenti molto belli.
Come si inserisce Marsalotto nel contesto turistico?
In modo marginale, direi. Capita più o meno spesso, a seconda delle stagioni, che entrino dei turisti. Possono trovare sia libri in inglese che in francese (e altre lingue quando le trovo). Li accolgo cortesemente. Ci sono anche studenti o turisti di altre città italiane che hanno visto un reel o un video sui social e che, di passaggio a Bologna, vengono apposta e fare un po’ di riserva con poca spesa. Questo mi fa molto piacere.
Un consiglio per un libro classico e uno per un contemporaneo?
Di contemporaneo in questo momento sto leggendo Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo(Sur, 2020, 523 pagine. Traduzione di Martina Testa), che è un portento di arguzia. Fine, acuto, intelligente e spassoso nel descrivere la società urbana moderna al femminile. L’autrice è figlia di madre inglese e padre nigeriano e vive a Londra. Comunque, non sono la sola a pensare del bene di questo libro che ha vinto il Booker Price nel 2019 credo.
Per quanto riguarda i classici, ce ne sono troppi, una lunghissima lista. Dipende cosa sta cercando una persona, con che tipo di pensieri si sta districando. Per me il consiglio dipende sempre anche quello dall’incontro e da un contesto a proposito del quale scaturirà un’idea.
Grazie Silvia. Buon lavoro e spero di venire presto a trovarla di nuovo. Da lei io e il mio compagno abbiamo trovato una bellissima edizione di Santuario, di William Faulkner, di cui ho recentemente scritto un commento; Artemisia, di Alexandra Lapierre, che da tempo voglio leggere; e Muga-muchū, di Philippe Forest, che Silvia mi ha garantito essere un bel libro. E vista la competenza che ha del mondo dei libri, come non fidarmi! Alla prossima.
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