Devo fare una premessa: io non sono un'amante della letteratura sudamericana, e in realtà neanche della scrittura al femminile: ma, non si sa per quale paradossale crasi, amo le scrittrici sudamericane. E insieme alla Serrano e alla Belli, ho una passione per la Allende. Penso che La casa degli spiriti resti il suo capolavoro, ma questo ultimo libro mi è enormemente piaciuto, per come sa parlare dei popoli oltre che delle persone e per come dimostra il legame indissolubile di qualsiasi vita con quello che accade intorno. Vero, erano anni particolarissimi, ma tutti i giorni la Storia del mondo decide delle nostre vite presenti e future. E libri come questo sono fondamentali per comprendere e per imparare, più di tanti libri di Storia... Finita la premessa.
Il «lungo petalo di mare e vino e neve... con un nastro di schiuma bianca e nera» è il modo in cui Pablo Neruda descrive il Cile, il lungo Paese bislungo che "chiude" il Sudamerica. Quel Neruda, che volle portare i profughi della guerra civile spagnola a solcare le acque dell'Atlantico con il piroscafo Winnipeg fino a Valparaìso, nella sua amata terra, che egli voleva rendere aperta e moderna con manodopera e cervelli europei. È così che i protagonisti di questo splendido romanzo di Isabel Allende passeranno da una guerra a una dittatura, attraverso i mille percorsi che ha preso la Storia del martoriato Novecento, in due luoghi del mondo così lontani, ma per certi aspetti, così vicini: la Spagna e il Cile. E saranno i versi di Neruda ad aprire ogni capitolo del libro, che scandisce il passare degli anni, dal 1939, al 1994.
Lungo petalo di mare è un vero e proprio viaggio, nel mondo e nella Storia, attraverso i dolori, le conquiste e i disastri di interi popoli. E la Storia è protagonista indiscussa, in quanto motore dell'azione della narrazione e dei personaggi stessi, che vivono uno dei periodi più impattanti sul destino del mondo.
La prima parte del libro ripercorre i durissimi anni della guerra civile e dell'ascesa di Franco in Spagna, risoltasi con un esodo di massa verso la frontiera francese e l'attesa nel limbo delle spiagge adibite a campi di smistamento, in cui si viveva come bestie in attesa del macello tra sporcizia, fame e malattia. Le pagine che raccontano dei campi sono orribili, nel senso che le immagini sono talmente forti che si può quasi sentire il puzzo e l'aria gravida di malattia che doveva esserci sulla sabbia lurida e nemica.
I rifugiati venivano lasciati alle intemperie, esposti al freddo e alla pioggia, senza il rispetto delle minime condizioni igieniche; non avevano a disposizione né latrine né acqua potabile. [...]
Una donna, che aveva scavato il suo rifugio vicino a Roser, si risvegliò abbracciata al cadavere della figlia di cinque mesi.
In questo contesto emergono le storie di Vìctor Dalmau (medico di guerra) e Roser Bruguera, la giovane protetta della famiglia Dalmau, insegnate di pianoforte, compagna "vedova" e incinta del fratello di Victòr, Guillelm, morto nella battaglia dell'Ebro, la più sanguinaria di tutta la guerra civile.
Nel frattempo in Cile, Pablo Neruda, giovane e rampante intellettuale e diplomatico, decide che è giunto il momento di dare un scossa al Paese attraverso lo spirito e le competenze del popolo spagnolo in fuga dalla propria patria e manda in Francia il piroscafo Winnipeg a prendere 2.200 rifugiati per portarli a Valparaìso.
Il Cile era come un'isola delimitata a nord dal più inospitale deserto, a est dall'impenetrabile Cordigliera delle Ande, a ovest dall'Oceano Pacifico e a sud dal continente di ghiaccio dell'Antartide ed era naturale che i cileni vivessero guardandosi l'ombelico, mentre al di fuori dei confini galoppava veloce il ventesimo secolo.
Le pagine che raccontano il viaggio dello Winnipeg sono bellissime, piene di poesia e di gioia, di speranza e di ottimismo verso il futuro di gente che ha ormai un passato di soprusi, morte, sofferenza e abbandono. Vìctor e Roser si sposano, per poter salire come famiglia sul piroscafo e, insieme, come una coppia di sposi con neonato, partiranno alla volta del Cile, Paese sconosciuto e carico di aspettative:
«In Cile? E dove si trova?», domandò Roser;
«Ai piedi del mondo, mi pare», disse Vìctor.
La Storia ci dice che il giorno stesso, lo splendido giorno in cui gli esuli spagnoli misero piede in Cile, il 3 settembre 1939, in Europa scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. E lì, ad attenderli c'è Salvador Allende, ai tempi ministro della Sanità, in rappresentanza del sorriso e del benvenuto di tutto il popolo cileno.
Vìctor e Roser vengono accolti dal membro di una famiglia molto importante della società cilena, i Del Solar, e si integrano in fretta, lavorando sodo e intessendo rapporti di amicizia e di stima. Ci sarà anche un evento che unirà e dividerà ancora di più i Dalmau e i Del Solar; un evento di cui verrà sancita tutta l'importanza nel finale del libro, e che quindi non svelerò. Ma la Storia dice che quegli spagnoli esuli cambiarono effettivamente la faccia del Paese, portando cultura, musica, nuove professioni, cambiando la cultura e la gente, cambiando il modo di vedere il mondo di tutto il popolo cileno. La ricchezza della diversità!
Victor è amico di Allende (con cui gioca a scacchi) e di Neruda (con cui trascorre molto tempo nella sua casa mitica di Isla Negra) e questo porta la narrazione a intrecciarsi inevitabilmente e indissolubilmente con la Storia del Paese. Ed è molto interessante seguire le vicende della famiglia Dalmau che procedono parallele a quelle di un Paese con una storia così crudele e così affascinante come quella del Cile. Che sancisce anche un'altra verità, che può sembrare scontata ma non lo è: che la Storia si ripete, ed è scura, ma che, qualsiasi cosa succeda, c'è un modo per superarla e rivedere il cielo. E così, dopo la Guerra Civile, l'esilio dalla propria patria (che ormai si fa fatica a riconoscere come tale), l'arrivo in un altro mondo, la dittatura di Pinochet, la paura, la fatica, la morte, la vita continua a regalare sorprese che la rendono grande e degna di essere vissuta. Le pagine finali sono splendide, consolatorie, dolcissime. La felicità va e viene, ma la voglia di cercarla è infinita. Da leggere con spirito aperto, consci che ci arriveranno mazzate vere, ma che la consolazione arriva...
Lungo petalo di mare parla di abbandono, di speranza, di popoli in lotta, vincitori e vinti, dell'enorme potere dell'amicizia e dell'amore (che a volte vengono confusi), dell'importanza dell'unità, della solidarietà, della compassione e della resistenza, e, in primis, della grande forza dell'uomo che si rigenera nell'incessante ricerca della felicità. Perché alla fine, di questo si tratta: di trovare un luogo, che possiamo «casa» oppure no, ma che ci rende parte di qualcosa, che ci dà speranza nel futuro, voglia di continuare a cambiare, a evolvere, a crescere come individui e come popolo. L'unico carburante che può alimentare il motore della lotta, per liberare Paesi, per credere che il futuro è bello, per non lasciarsi andare al dolore. Splendido!
Note a margine: A leggere Lungo petalo di mare, e alcune pagine in particolare, soprattutto della prima parte franco-spagnola, sembra di leggere quello che succede tutti i giorni, oggi, in moltissime frontiere del mondo, dalla Grecia alla Turchia, passando per la nostra Lampedusa. Sono pagine che fanno riflettere su quanto sia facile indignarsi per il passato, quando le persone e gli Stati erano altri, e quanto poco ci si indigni per il presente, quando le persone e gli Stati siamo noi. È agghiacciante pensare a quanto siano simili certe cose: il modo di trattare chi fugge, gli esodi, i viaggi della speranza e lo spirito con cui si lascia l'orribile noto per una scommessa con l'ignoto; scommessa che di solito si perde.
Un'altra riflessione, inevitabile leggendo la Allende: l'importanza del diverso. Il Cile fu effettivamente arricchito dall'arrivo dei profughi spagnoli, così come potremmo essere arricchiti noi dagli arrivi dei profughi da altre parti del mondo. Noi europei, abbiamo portato cultura e scienza in tutto il mondo, perché siamo così refrattari alla cultura e scienza degli altri? Siamo sempre i profughi di qualcuno, alla fine.
E poi l'importanza dell'Europa. A chi chiede che importanza può avere l'Europa oggi, che tanto sono solo accordi tra banche, eccola la risposta. La risposta è: la pace. Quello che succedeva alla frontiera francese a cittadini spagnoli oggi sarebbe impensabile. E questo perché c'è l'Europa. Per questo è importante leggere libri così: perché comprendi il presente e l'importanza di certe cose...
Lungo petalo di mare, di Isabel Allende, Feltrinelli, 2019. A questa pagina si trova anche il video della Allende che racconta di come è nata l'idea del libro e a chi è dedicato. Da vedere! All'inizio e in fondo al libro, inoltre, ci sono alcune foto d'epoca, con didascalie esplicative, che rendono la lettura ancora più appassionante, straziante ed entusiasmante. Una bellissima edizione. Traduzione di Elena Liverani
Il gatto nella foto: questi piccoli multipli d'arte seguono i percorsi immaginati dall'autrice, Antonella Cicalò, ma possono interpretare anche il flusso dei pensieri del committente che darà così lo spunto per realizzare il suo personale “gatto maestro”, unico e irripetibile. Questi collages sono realizzati con frammenti di riviste letterarie e da collezione, stagnola, legno da recupero e componenti industriali del pet food. Ogni pezzo è unico. Per visitare il suo sito, qui !