Aspettavo questo libro come la manna, da brava fan sfegatata di tutto ciò che scrive la Rowling/Galbraith. E come sempre non delude, anzi, posso asserire con certezza che questo quinto libro, insieme al primo che non si scorda mai (Il richiamo del cuculo), è il migliore della serie di Cormoran Strike/Robin Ellacott. È molto difficile scrivere di un libro giallo senza fare spoiler, anche se la trama gialla è solo uno dei tasselli che compongono le narrazioni dei libri di Strike. E difficile è anche parlare del quinto libro di una serie senza svelare particolari che possono compromettere la lettura dei primi quattro, soprattutto in relazione al rapporto fra Cormoran e Robin. Per cui questo sarà un post breve e meno approfondito degli altri, ma non potevo non scrivere due righe.
Centro delle vicende sono Cormoran Strike – fascinoso ex militare con una gamba protesica, i capelli ricci e il naso storto da pugile – e Robin Ellacott – ex segretaria promossa detective, bella, bionda, molto intelligente e determinata – che è ormai colonna portante dell’agenzia, al pari del suo ex capo. Intorno a loro si muovono gli altri componenti della squadra e le rispettive famiglie.
La trama di Sangue inquieto è semplice: mentre la zia di Strike è terminale per un tumore aggressivo e Robin è alle prese con le sue vicende private, si ripresenta alla coppia di detective una donna che vuole scoprire cosa sia successo alla madre, scomparsa quarant’anni prima. Margot Bamborough, medico di base, esce una sera dall’ambulatorio per andare a incontrare un’amica. Non ci arriverà mai, scomparendo nel nulla e lasciando una figlia di due anni, un marito, la migliore amica con cui era ex coniglietta di Play Boy e una serie di colleghi medici, infermiere e dipendenti dello studio. Un cold case che si tinge di esoterico per via delle indagini del primo detective che indagò sul caso e che seguì una pista decisamente ‘astrologica’. Un vecchio taccuino scritto da un poliziotto malato di mente, una manciata di testimoni anziani o già defunti e la grandissima intuizione di entrambi porterà ovviamente i due a risolvere il caso, aprendo contemporaneamente la strada al prossimo libro da aspettare come una bimba il Natale.
Una trama molto classica, insomma. E classico è anche lo svolgimento del caso, il più “giallo” dei cinque libri. L’ho trovato molto à la Agatha Christie, con personaggi che potrebbero essere usciti dal salotto di Miss Marple, e come sempre caratterizzato da una raffinatezza nello scrivere in cui la Rowling è straordinaria. Con semplicità e frasi asciutte e pulite riesce a tratteggiare luoghi, persone e situazioni come un ologramma in cui entrare e vivere insieme ai protagonisti (ed è senz’altro per questo che i film e le serie tratte dai suoi lavori sono sempre così perfetti nei personaggi e nelle ambientazioni). Come per Harry Potter, Cormoran e Robin diventano compagni del nostro tempo libero che ci raccontano le loro avventure, in questo caso in ben più di mille pagine. E concedetemi un piccolo possibile spoiler per chi non conosce la storia: mai come in questo libro, le vicende personali corrono parallele alla storia portante, creando empatia e lasciandoci perennemente con il dubbio: si metteranno insieme? Chi lo sa. Che è poi quello che ci chiediamo da Il richiamo del cuculo. In fondo la Rowling ha fatto mettere insieme Hermione e Ron solo alla fine de I doni della morte. Nessuna come lei è capace di creare questo clima di trepida attesa di qualcosa, tra personaggi complessi, profondi e sfaccettati.
Non ho capito fino alla fine chi fosse stato e come si fossero svolti i fatti, il finale è geniale e congegnato benissimo in una spirale di azioni e reazioni che dipanano la vicenda come sempre in modo coerente e con colpo di scena finale. Un giallo al cardiopalma stemperato dalla dolcezza dei rapporti personali, condito con una buona dose di ironia inglese.
Da non perdere assolutamente!
Note a margine: La Rowling riconferma la sua straordinaria bravura nel cogliere le pieghe dell'animo umano, trasformando un giallo in un vero e proprio romanzo, cosa che in pochi sanno fare così bene. Penso anche a personaggi cult come Bosch per Connelly o Rhyme per Deaver, o Kay Scarpetta per la Corwell. Tutti autori che stimo e che seguo. Ma la complessità dei personaggi della Rowling è unica, a mio parere. È come se il giallo e il fantasy fossero pretesti per parlare della cosa più semplice e al contempo più complessa, la relazione fra esseri umani diversi. Anzi, mi correggo, come lei c'è la Vargas, che con la serie di Adamsberg – lo spalatore di nuvole – dipinge un capolavoro di caratteri. Sì, forse Rowling e Vargas in questo sono insuperabili.
Sangue inquieto, di Robert Galbraith, Salani Editore, 2021, 1104 pagine. Traduzione di Barbara Ronca, Laura Serra e Loredana Serratore