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Camille e Rosy & John, di Pierre Lemaitre

  Conosciamo solo la centesima parte di ciò che ci accade. Non sappiamo quale piccolo frammento di cielo paghi tutto questo inferno. William Gaddis, Le perizie Quella di Verhoeven doveva essere una trilogia, composta da Irène , Alex e Camille ; e così in effetti è. Poi però, in occasione del sessantaseiesimo anniversario di Le Livre de Poche  il suo editore commissiona a Pierre Lemaitre un libro celebrativo da dare in regalo ai lettori. Lemaitre aveva questa storia in saccoccia e decide di tirarla fuori per l’occasione e di affidarla a Camille Verhoeven , di cui aveva già scritto il capitolo finale ( Camille , appunto) ma al quale voleva dare un ultimissimo saluto, a modo suo. E così, questo “piccolo” romanzo, Rosy & John , vede la luce un anno dopo la chiusura della trilogia, ma i fatti narrati precedono quelli del tempo della narrazione. Protagonisti un “dinamitardo” in erba, John , che dopo l’esplosione di una vecchia bomba della guerra nel centro di Parigi – che per fortuna n
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La carta e il territorio, di Michel Houellebecq

E anche il senso di desolazione che ci pervade man mano che le rappresentazioni degli esseri umani che avevano accompagnato Jed Martin nel corso della sua vita terrena si disgregano per effetto delle intemperie, e vanno in pezzi, quasi a diventare negli ultimi video il simbolo dell’annientamento generalizzato della specie umana. Esse sprofondano, sembrano dibattersi un attimo prima di venire soffocate dagli strati sovrapposti di piante. Poi tutto si placa, non ci sono altro che erbe agitate dal vento. Il trionfo della vegetazione è totale. La carta e il territorio . Sembra il titolo di un saggio più che di un romanzo, mentre invece è entrambi. È un trattato di arte contemporanea inserita nel contesto sociale della Francia attuale; ma è anche un romanzo di formazione che racconta la vita e le esperienze di Jed Martin , fotografo, artista, misantropo; ma è anche un giallo, in cui a essere assassinato è uno dei tanti personaggi famosi che Jed incontra nella sua ricerca del senso della pro

Al di qua del fiume, di Alessandra Selmi

... i Crespi hanno dato a un sacco di persone un’esistenza dignitosa, la fiducia di un domani migliore, un posto dove crescere i figli e invecchiare serenamente circondati dalla bellezza. Una comunità di cui sentirsi parte integrante. Non viene in mente Brunello Cucinelli e l’attività straordinaria che ha messo in piedi vicino a Perugia, con la sua filosofia di attenzione al fattore umano e culturale? A me sì, e penso che ci siano degli industriali che hanno fatto la storia del mondo del lavoro con la loro opera e la loro mentalità. Penso a Ford, a Olivetti, a Steve Jobs, ai Florio (giusto per citare un’altra famiglia letterariamente resa famosa da una saga familiare), ai Menabrea (vedi parentesi precedente). In Al di qua del fiume , Alessandra Selmi ci racconta la parabola breve ma folgorante della famiglia Crespi  – in origine Tengitt, tintori, un destino scritto già nel nome –, a partire dal 1877, all’origine del sogno, fino al 1930, quando il sogno è già finito e i Crespi sono to

Alex, di Pierre Lemaitre

  In piedi davanti al lavabo, il più lontano possibile per vedersi tutta intera nello specchio, Alex, nuda, seria e un po' solenne, Alex si guarda, senza fare nulla, solamente quello, vedersi. Allora è questo Alex. Nient'altro che questo. Ma chi è Alex? È solo una ragazza sequestrata e torturata da qualcuno che la vuole vedere soffrire, o è altro. E forse vittima e carnefice sono ruoli interscambiabili? Non tutto è come sembra in questo secondo capitolo della serie di Camille Verhoeven scritto dal sempre crudo e geniale Pierre Lemaitre . Un secondo capitolo ancora più intenso del primo.  Intanto abbiamo preso confidenza con la squadra: il fascinoso, ricco e impeccabile Louis ; lo spilorcio e scroccone – ma con risvolti inaspettati – Armand ; il ruvido ma adorato LeGuen ... e naturalmente il “gigante” seppur “nano” Camille Varhoeven che a quattro anni dalle vicende di Irène , che chi l’ha letto conosce bene, torna a occuparsi di un rapimento e a riprendere in mano le indagini. 

Le origini del male, di You-jeong Jeong

  Ho preso questo libro in biblioteca il giorno prima della strage di Paderno, un fatto che mi ha molto colpita, di pancia. Chissà perché alcuni delitti ci colpiscono più di altri, ugualmente efferati. Forse in questo caso perché la famiglia sembrava davvero serena (la perfezione non esiste neanche nelle percezioni); lui un ragazzino “normale”; un fratello maggiore come tanti... eppure, non è così. Evidentemente non è così. Gli esperti forse capiranno, più probabilmente no, resta il fatto che qualcosa è successo: quando non si sa, come forse non si capirà mai il perché, ma qualcosa è successo per forza. È congenito? È il frutto di un trauma mai confessato e tremendo? È il sistema di percezione del mondo intorno che è andato in tilt? Mistero, almeno per noi “comuni mortali” che possiamo fare illazioni quanto vogliamo ma che a contatto con queste persone non abbiamo a che fare direttamente. O forse invece sì. Perché la cosa che mi angoscia è proprio questa: quante delle persone che conos

Irène, di Pierre Lemaitre

È un omaggio questo romanzo, il primo di una lunga serie per Pierre Lamaitre che sembra quasi dire: «Grazie a tutti; grazie a James Ellroy, in primis , e a Bret Easton Ellis e a McIlvanney eccetera, siete stati preziosi; ora tocca a me». E come sappiamo, da questo Irène Lemaitre non si è più fermato, un thriller dopo l'altro, intervallando con romanzi di altro genere, tra cui il Premio Goncourt 2013, Ci rivediamo lassù (che conto di leggere in momenti più tranquilli per me, dato lo spessore e la densità del contenuto). Della trama si può dire pochissimo, data la natura di questo thriller ad alto tasso di suspense: Camille Verhœven  – commissario brillante il cui cervello compensa la statura di un metro e 45, sposato con Irène, in attesa del primo figlio –, viene chiamato sulla scena di un crimine «particolarmente efferato» a Courbevoie . Due ragazze sono state stuprate, torturate e uccise in modo atroce, molto “costruito”, come se più che una scena del crimine il delitto fosse

Babysitter, di Joyce Carol Oates

  L’altra di noi, che è me. Oh, una bella letturina leggera e serena per le vacanze! Vista la brevità delle vacanze medesime, in effetti, un thriller ad alta tensione ci sta! A parte gli scherzi, dopo un periodo di lavoro molto intenso ho avuto finalmente il tempo di aprire questo spesso, corposo, recentissimo romanzo di Joyce Carol Oates , Babysitter . Margaret Atwood scrive: «Inquietante, misterioso, geniale, sinistro e incredibilmente reale». La Atwood mi ha tolto le parole di bocca (ahahahahahahah!). E in effetti per questo romanzo, la Oates, come spesso succede, attinge a un caso di cronaca nera americana della metà degli anni Settanta, rimasto insoluto: tra il 1976 e il 1977, la città di Detroit viene sconvolta da una serie di omicidi particolarmente cruenti che hanno come vittime ragazzini molto giovani, che vengono rapiti, torturati per giorni e fatti ritrovare in luoghi pubblici, vestiti di tutto punto e perfettamente lavati. Per questi motivi, un giornalista dell’epoca, lo a