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La torre d’avorio, di Paola Barbato

... fare i conti con qualcosa di concreto, da cui puoi allontanarti, a cui puoi voltare le spalle, è più semplice che combattere con qualcosa che ormai esiste solo nella tua testa. Ne ho letto su una rivista e mi ha incuriosita. Ma ahimè, non mi ha entusiasmata. In La torre d’avorio di Paola Barbato i presupposti sono gustosi ma si perdono in un romanzo che ha molte direzioni, molti temi sul piatto, che però vengono annacquati da un finale a mio parere un po’ assurdo e anche buttato lì. Mi spiace essere così tranchant e sicuramente leggerò altro di questa autrice che secondo me dovrebbe piacermi molto. Forse ho iniziato dal libro sbagliato.  Ci sono stati momenti, soprattutto verso il finale, in cui ho pensato fosse una genialata, un ribaltamento di piani, una verità celata da mille veli di ipocrita opportunismo... e invece no. È tutto molto normale, molto “detto”, molto “lì da vedere”. Il finale è prevedibile, i personaggi anche ma con punte di assurdità, in preda a traumi stra...
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Vegliare su di lei, di Jean-Baptiste Andrea

  A te che non sei nata, che non sai ancora cosa vuol dire essere ferita Cadere dalle nuvole e rialzarti Quando ti chiederanno di arrenderti, di stenderti, di sdraiarti Quando vorranno metterti a tacere, ammansirti, disarmarti Io sono una donna in piedi come tante altre prima di noi Io sono una donna in piedi, e lo sarai anche tu Jean-Baptiste Andrea , ma com’è che ti conosco solo ora? Com’è che non ho letto tutto quello che hai scritto, foss’anche la lista della spesa – che sono certa scriveresti da Dio? Com’è che  Vegliare su di lei   è il primo libro tuo che leggo e sono già perdutamente, letteralmente, letterariamente innamorata di te? Ora che ti ho conosciuto, stilo un elenco dei tuoi libri e saranno tutti miei. Ebbene sì, è una dichiarazione d’amore con tutti i crismi, perché ogni volta che incontro una scrittura così per me è come innamorarmi per la prima volta. Ed è bellissimo. Quando poi un romanzo del genere “arriva” in un periodo particolarmente faticoso e frus...

Figli dello stesso padre, di Romana Petri

 Non ho mai cercato la mia storia nei libri, come non ho mai cercato di immedesimarmi nei personaggi. Non mi interessa proprio. Ma quando capita che trovare alcune corrispondenze totalmente aderenti a quelle della propria vicenda... beh, non si può restare indifferenti, in effetti. Naturalmente non dirò cosa ho trovato di “mio” in questo bellissimo libro di Romana Petri – finalista al Premio Strega 2013 –; non vi interessa e, detto schiettamente, sono fatti miei, ma al di là della trama e della bellissima scrittura, è stato interessante e curioso incappare in fotografie che sono veri e propri flash di ricordi. Ma veniamo al romanzo. Il passato non lo tumula mai nessuno, al massimo si riscrive per mettere a tacere la coscienza. Germano , che sta a Roma, ed  Emilio , che sta a Milano, sono i Figli dello stesso padre , Giovanni , e di Edda e Costanza . Una famiglia allargata delle più comuni. Giovanni è uno a cui piace fare lo sciupafemmine, gli piacciono le ragazzine fatte co...

La Gatta e il Generale, di Nino Haratischwili

  Con questo post contraddico un po’ i miei propositi per questo blog. Avevo promesso che non avrei scritto commenti negativi, ma ho fatto uno strappo alla regola perché qui si tratta di un libro che aspettavo, di un’autrice di cui ho amato moltissimo i due libri pubblicati finora in Italia e sono molto arrabbiata. A (quasi) tutti gli scrittori esce male un romanzo prima o poi; non c’è niente di male, capita, soprattutto quando si scrivono due romanzi belli come La luce che manca , che in realtà è stato scritto dopo questo dall’autrice, meraviglioso, e  L’ottava vita (per Brilka) : entrambi fra i miei migliori per due anni di fila! Il motivo per cui sono arrabbiata è che dopo più di 600 pagine di romanzo confuso e verboso,  Nino Haratischwili ... manco il finale mi regala??? È un vero peccato, perché la storia è complessa e intrigante, potenzialmente una bomba. È il 2016, siamo a Berlino. Un’attrice georgiana, che viene da tutti chiamata Gatta , attira l’attenzione d...

Bologna - Marsalotto Passalibro

  Inauguro una nuova pagina che dedicherò alle librerie un po’ particolari che si trovano sparse per tutto lo Stivale. Non catene, non grandi librerie dai grandi numeri, ma piccole e preziose realtà che contribuiscono a fare delle città dei luoghi veri e non i non-luoghi che sempre di più le Amministrazioni, la Rete e il turismo di massa vorrebbero che diventassero. Credo moltissimo nel ruolo del “libraio” e della libreria come posto di riflessione, di pace, di conoscenza e sono curiosa di sapere come questi “rifugi della mente” si inseriscono nel contesto delle nostre sempre più faticose città. Lo chiederò alle libraie e ai librai che avranno voglia di dedicarmi un po’ di tempo... Comincio con  Bologna , città che amo, in cui vado spesso e che nel tempo ho visto cambiare – anche lei, la Dotta –  e riempirsi di dehors, negozi di catena, ristoranti etnici... pur mantenendo una sua anima bella e semplice, che ahimè Milano non ha saputo mantenere per niente. Ma questa è un’a...

L’ora di greco, di Han Kang

Le cose belle sono belle. Le cose belle sono difficili. Le cose belle sono nobili. Nessuna delle tre traduzioni è scorretta. Nell’antica Grecia bellezza, difficoltà e nobiltà non erano ancora concetti separati. Proprio come in coreano la parola bit significava fin dall’origine sia «luce» che «colore» Ecco, molto meglio per me questo L’ora di greco rispetto al tanto più famoso La vegetariana . Qui Han Kang fa scegliere la sua protagonista di non parlare. Non è “matta”, è triste e la sua tristezza la porta a desiderare un allontanamento sociale che per lei avviene con la menomazione dello strumento di comunicazione primario, in un mondo in cui il genere umano pretende di abbattere le distanze – con gli aerei, Internet, il cellulare – ma che ancora non ha trovato la chiave per inventare una lingua comune. E allora decide di studiare una “lingua morta”, come morto è il suo cuore, dopo il divorzio, la perdita del figlio, che viene affidato in esclusiva al padre, e la morte della madre. È...

Santuario, di William Faulkner

  Tra i grandi scrittori americani (penso a Steinbeck, Salinger, Fitzgerald, O’Neill, Hemingway...) Faulkner è quello che conosco meno. Lessi anni fa Luce d’agosto e ne restai incantata. Poi mollai L’urlo e il furore , da ragazzina un po’ demens, ce l’ho lì e devo riprenderlo in mano. Ma, non so perché, è un autore che no ho mai approfondito, a differenza di Steinbeck o di Hemingway – Salinger proprio non mi piace, ma questa è un’altra storia. Poi, a Bologna, entro in una “libreria” meravigliosa, Marsalotto Passalibro, di cui parlerò in un post dedicato per una nuova rubrica... Metto libreria tra virgolette perché Marsalotto è un progetto vero e proprio, in cui i libri si acquistano a offerta libera – con la raccomandazione di non essere t-rex – e sono tutti di seconda mano, tanti a tema politico; per intenderci, dubito che si trovi Il mondo al contrario , ecco. È meraviglioso curiosare tra i libri usati, anche di edizioni molto vecchie. Tra queste ho preso una vecchia Mondadori, ...