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Come il vento tra i mandorli, di Michelle Cohen Corasanti

Mi arrampicai sul mandorlo: Abbas e io l’avevamo chiamato Shahida, “testimone”, perché passavamo moltissimo tempo tra i suoi rami a guardare gli arabi e gli ebrei [...] Avevamo battezzato l’ulivo a sinistra Amal, “speranza” e quello a destra era Sa’dah, “felicità”.  «Com’è possibile che l’ebrea americana Michelle Cohen Corasanti sia stata in grado di descrivere con tanta fedeltà la realtà palestinese nel Triangolo? La risposta è semplice. In quanto ebrea, a Michelle è stata concessa la possiblità di vivere all’interno dei confini stabiliti dall’armistizio del 1949 e di osservare in prima persona la vita dei palestinesi rimasti all’interno di quello che sarebbe diventato lo Stato d’Israele [...] Inoltre Michelle è arrivata sul luogo con la mente aperta e il desiderio di conoscere la verità». Questo è l’inizio della postfazione scritta da  Ahmad Abu Hussein , palestinese, collega universitario di Michelle Cohen Corasanti , amico strettissimo e compagno di esperienze, ora docent...
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Carne e sangue, di Michael Cunningham

Le storie delle famiglie sono spesso le storie dei dolori delle famiglie; come se il dolore fosse l’unica cosa che vale la pena essere raccontata. Chissà, forse è vero, ma è anche vero che la naturale alternanza vita/morte/vita non sempre porta con sé dolore. Le famiglie sono organismi complessi, appartenenti a specie ibride, incroci tra creature che odiano, amano, piangono, cambiano, evolvono, involvono, sperano, scappano, insistono, gridano, si riproducono, crescono... o forse tutto l’opposto. Organismi vivi che si contorcono intorno ai genitori solitamente, o a chi viene eretto a genitore putativo, come fedeli che danzano intorno alle statue dell’idolo di turno. O che allontanano da esso in una sorta di autoscomunica salvifica. L’allontanamento o l’emulazione del genitore sembra essere alla base di tutti i meccanismi umani. Così come i corsi e ricorsi nelle vite dei componenti della famiglia. Non sono molto d’accordo con questo schema ma i romanzi costruiti intorno a questo concetto...

Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno, di Benjamin Stevenson

 Benjamin Stevenson è il componente di un duo molto affermato di stand-upper australiani insieme al fratello gemello James, The Stevenson Experience . E la vena comica si sente parecchio in questo thriller, congegnato benissimo e a tratti veramente divertente.  Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno è la storia della famiglia Cunningham , in cui ogni componente ha in saccoccia la sua bella dose di peccati e che si ritrova per una réunion al gran completo in uno chalet ad alta quota tra le montagne australiane, in occasione dell’uscita di galera di Michael , fratello del protagonista e narratore in prima persona, Ernest , autore di manuali per scrittori di gialli. E infatti da subito Ernest ci tiene a farci sapere che tutto quello che racconta rientra nelle regole del giallista perfetto, elencandone via via le caratteristiche. Gustoso escamotage che rende la lettura non solo appassionante, ma curiosa e divertentissima. Le prime pagine sono veramente carine, ma...

La torre d’avorio, di Paola Barbato

... fare i conti con qualcosa di concreto, da cui puoi allontanarti, a cui puoi voltare le spalle, è più semplice che combattere con qualcosa che ormai esiste solo nella tua testa. Ne ho letto su una rivista e mi ha incuriosita. Ma ahimè, non mi ha entusiasmata. In La torre d’avorio di Paola Barbato i presupposti sono gustosi ma si perdono in un romanzo che ha molte direzioni, molti temi sul piatto, che però vengono annacquati da un finale a mio parere un po’ assurdo e anche buttato lì. Mi spiace essere così tranchant e sicuramente leggerò altro di questa autrice che secondo me dovrebbe piacermi molto. Forse ho iniziato dal libro sbagliato.  Ci sono stati momenti, soprattutto verso il finale, in cui ho pensato fosse una genialata, un ribaltamento di piani, una verità celata da mille veli di ipocrita opportunismo... e invece no. È tutto molto normale, molto “detto”, molto “lì da vedere”. Il finale è prevedibile, i personaggi anche ma con punte di assurdità, in preda a traumi stra...

Vegliare su di lei, di Jean-Baptiste Andrea

  A te che non sei nata, che non sai ancora cosa vuol dire essere ferita Cadere dalle nuvole e rialzarti Quando ti chiederanno di arrenderti, di stenderti, di sdraiarti Quando vorranno metterti a tacere, ammansirti, disarmarti Io sono una donna in piedi come tante altre prima di noi Io sono una donna in piedi, e lo sarai anche tu Jean-Baptiste Andrea , ma com’è che ti conosco solo ora? Com’è che non ho letto tutto quello che hai scritto, foss’anche la lista della spesa – che sono certa scriveresti da Dio? Com’è che  Vegliare su di lei   è il primo libro tuo che leggo e sono già perdutamente, letteralmente, letterariamente innamorata di te? Ora che ti ho conosciuto, stilo un elenco dei tuoi libri e saranno tutti miei. Ebbene sì, è una dichiarazione d’amore con tutti i crismi, perché ogni volta che incontro una scrittura così per me è come innamorarmi per la prima volta. Ed è bellissimo. Quando poi un romanzo del genere “arriva” in un periodo particolarmente faticoso e frus...

Figli dello stesso padre, di Romana Petri

 Non ho mai cercato la mia storia nei libri, come non ho mai cercato di immedesimarmi nei personaggi. Non mi interessa proprio. Ma quando capita che trovare alcune corrispondenze totalmente aderenti a quelle della propria vicenda... beh, non si può restare indifferenti, in effetti. Naturalmente non dirò cosa ho trovato di “mio” in questo bellissimo libro di Romana Petri – finalista al Premio Strega 2013 –; non vi interessa e, detto schiettamente, sono fatti miei, ma al di là della trama e della bellissima scrittura, è stato interessante e curioso incappare in fotografie che sono veri e propri flash di ricordi. Ma veniamo al romanzo. Il passato non lo tumula mai nessuno, al massimo si riscrive per mettere a tacere la coscienza. Germano , che sta a Roma, ed  Emilio , che sta a Milano, sono i Figli dello stesso padre , Giovanni , e di Edda e Costanza . Una famiglia allargata delle più comuni. Giovanni è uno a cui piace fare lo sciupafemmine, gli piacciono le ragazzine fatte co...

La Gatta e il Generale, di Nino Haratischwili

  Con questo post contraddico un po’ i miei propositi per questo blog. Avevo promesso che non avrei scritto commenti negativi, ma ho fatto uno strappo alla regola perché qui si tratta di un libro che aspettavo, di un’autrice di cui ho amato moltissimo i due libri pubblicati finora in Italia e sono molto arrabbiata. A (quasi) tutti gli scrittori esce male un romanzo prima o poi; non c’è niente di male, capita, soprattutto quando si scrivono due romanzi belli come La luce che manca , che in realtà è stato scritto dopo questo dall’autrice, meraviglioso, e  L’ottava vita (per Brilka) : entrambi fra i miei migliori per due anni di fila! Il motivo per cui sono arrabbiata è che dopo più di 600 pagine di romanzo confuso e verboso,  Nino Haratischwili ... manco il finale mi regala??? È un vero peccato, perché la storia è complessa e intrigante, potenzialmente una bomba. È il 2016, siamo a Berlino. Un’attrice georgiana, che viene da tutti chiamata Gatta , attira l’attenzione d...