Questo secondo capitolo di Le Sette Sorelle conferma quello che dico spesso: non è sempre necessaria una grande scrittura per rendere un libro un piacevole compagno di vita quotidiana. Questo libro è scritto direi maluccio, tradotto un po' alla carlona, pieno di refusi, errori grammaticali («stomachi» invece di stomaci mi ha fatto un po' tremare le vene ai polsi), verbi non sempre coniugati nel modo migliore, ma... è quel “ma” che spinge a leggerlo come fosse una bevuta. Perché, onestamente, la storia è veramente gustosa. Un po' inverosimile, scritta di lungo, ma molto molto gustosa. Comincia come cominciava il primo, anche se con meno descrizioni di Atlantis , del giardino e senza gli spiegoni sulle Sette Sorelle, la pietra armillare eccetera... Ally è in mare, durante una regata con il suo compagno skipper Theo , quando riceve la notizia della morte di Pa' Salt. Di corsa torna ad Atlantis, la lussuosa villa di famiglia vicino a Ginevra, dove trova Marina ( Ma'
Tutto cambia e tutto resta uguale. Non riesco a dire se mi è piaciuto o no. Certo non ha la potenza di La famiglia Winshaw , questo è indubbio. Ma è molto migliore di altri suoi romanzi più recenti. Sottile, quasi sussurrato. Penso che Jonathan Coe – da sempre tra i miei autori favoriti – si sia, giustamente, fatto allettare dall'occasione narrativa della pandemia di Covid del 2020. Che però, da bravo romanziere qual è, utilizza solo come pretesto per fare una riflessione sul passato e presente dell'Inghilterra, sulle sue contraddizioni, sulle sue mille anime, sulla sua coscienza politica al di fuori e al di dentro del Paese. Fa parte, infatti, di una serie di suoi romanzi connessi in qualche modo e che Coe ha intitolato Unrest : Expo 58 (che mi è piaciuto poco), La pioggia prima che cada (che mi è piaciuto molto) e Io e Mr Wilde (che è commentato qui sul mio blog ). Il tempo che passa è indubbiamente il protagonista di Bournville , che si svolge nell'omonimo sobborgo